Teoria della nave e Nomenclatura
I materiali di costruzione
- Legno
- Solidità: Giunture numerose e difficili da sorvegliare
- Tenuta stagna: Difficile da ottenere (troppi giunti e limitata superficie di contatto degli elementi tra loro)
- Durata: Il legno può marcire e venire attaccato dalla teredine (un mollusco che attacca le parti immerse)
- Manutenzione: molto impegnativa (in secco e verniciare ogni anno, impermeabilizzare, asciugare spesso)
- Riparazioni: da affidare e esclusivamente ad uno specialista
- Legno compensato: materiale omogeneo ottenuto incollando sottili fogli incrociati e incollati gli uni agli altri
- Solidità e Tenuta stagna: la colla che assicura la solidità e la tenuta all'acqua
- Durata: il compensato non imputridisce fino a che l'acqua non può penetrarvi di taglio
- Manutenzione: meno impegnativa di quella di uno scafo di costruzione classica, tuttavia non è da prendere alla leggera
- Riparazioni: le piccole riparazioni sono alla portata del diportista; uno scafo ben incollato può subire gravi danni e restare perfettamente riparabile
- Vetroresina (VTR)
- Solidità e Tenuta stagna: esiste in pratica un solo punto debole: la giunzione tra lo scafo e la coperta. Finché la barca è solida è anche stagna.
- Durata: gli scafi in vetroresina resistono in acqua per parecchi anni
- Manutenzione: la manutenzione, a parte l'estetica, è notevolmente vantaggiosa
- Riparazioni: un buon scafo di vetroresina è più robusto di uno scafo di legno e rimane facilmente riparabile
- Ferro: l'impiego del ferro per le costruzioni navali è vantaggioso solo per barche di lunghezza superiore a 12m. Al di sotto di tali
dimensioni gli scafi risulterebbero troppo pesanti. È una delle costruzioni meno costose. A bordo di una barca in ferro sorgono
nuovi problemi: la bussola di rotta deve essere accuratamente compensata e corretta; la bussola da rilevamento è inutilizzabile.
- Solidità: uno scafo in ferro è molto omogeneo; sopporta bene gli urti. La lamiera si ammacca ma non si rompe.
- Tenuta stagna: La tenuta stagna è perfetta.
- Durata e Manutenzione: la ruggine è il nemico uno. La zincatura a freddo, al di là del costo elevato, può risolvere il problema quasi definitivamente
- Riparazioni: devono essere affidate ad un cantiere
- Alluminio: le leghe d'alluminio sono utilizzate per la costruzione delle barche da diporto e risultano competitive per dimensioni tra gli 8 e i 16 metri
- Solidità: Molto elevata
- Tenuta stagna: Perfetta
- Durata: l'ossidazione dell'alluminio (l'allumina) protegge perfettamente lo scafo
- Manutenzione: Non richiede manutenzione né verniciatura. La grande preoccupazione sono gli effetti galvanici. Lo scafo in alluminio può essere addirittura forato da una semplice moneta di rame o di ottone che rimanga per parecchio tempo in sentina
- Riparazioni:
- Ferrocemento: questa tecnica è ancora poco diffusa. Il principio di costruzione non richiede ne stampo ne locali ne utensili costosi. E’ l'ideale per un
dilettante; una forte struttura di acciaio e una gettata di cemento. Nessun problema per spazi interni, tramezzi e posa di bulloni attraverso lo
scafo..... rimangono i problemi per la bussola ed il radiogoniometro come per gli scafi di acciaio
- Solidità: Molto solida
- Tenuta stagna: Facile da ottenere
- Durata: Elastici e resistenti alle fessurazioni
- Manutenzione: Trascurabile e comunque realizzabile con poca pratica
- Riparazioni: Facili
Scafi dislocanti e plananti
Uno scafo dislocante è tipicamente di forma tonda ed è tipico di pescherecci, barche a vela (escluse derive) e navi mercantili. Ha una maggiore stabilità di rotta rispetto allo scafo planante. La velocità massima dello scafo è data dalla formula:
V = Tq √(L)
Dove:
* Tq è una costante che vale:
* 1,35 per le carene dislocanti,
* 1,56 per le carene dislocanti veloci,
* 1,8 per le carene semiplananti,
* 3 e oltre per le carene plananti
* L è la lunghezza al galleggiamento dello scafo (espresso in piedi)
* V è la velocità critica (espressa in nodi).
La resistenza all'avanzamento dipende dall'attrito con l'acqua e dalle onde generate dall'avanzamento stesso. Le onde trasversali diventano più alte e più lunghe all'aumentare della velocità. La velocità critica si ha quando la lunghezza dell'onda è pari a quella della barca, quando quindi la prua è sostenuta dalla cresta dell'onda e la poppa dalla cresta successiva. All'aumentare della velocità (e della lunghezza d'onda), la poppa non sarebbe più sostenuta dall'onda e cadrebbe in basso, facendo perdere assetto e dunque velocità alla nave.
Nomenclatura della nave
- Prua (o prora): la parte frontale. È un riferimento assoluto sulla nave.
- Poppa: la parte posteriore. È un riferimento assoluto sulla nave.
- Pruavia/poppavia: sono riferimenti relativi sulla nave, sono usati per indicare qualcosa che è in direzione di prua/poppa rispetto ad un altro oggetto (es: la randa è a poppavia dell'albero).
- Scafo: il guscio della nave.
- Ponte di coperta: il piano calpestabile dello scafo.
- Tuga: le sovrastrutture (es.: cabina) sul ponte di coperta.
- Linea di galleggiamento: la linea che demarca la parte dello scafo sommerso da quella emersa.
- Opera morta: la parte emersa dello scafo.
- Opera viva o Carena: la parte sommersa dello scafo.
- Deriva: appendice dello scafo che aumenta la governabilità della barca.
- Bulbo: un peso posto all'estremità della deriva che aumenta la stabilità della barca.
- Pescaggio: distanza tra la linea di galleggiamento e la parte più bassa della nave (il fondo del bulbo).
- Altezza: altezza dello scafo (dal ponte di coperta alla chiglia - esclusa deriva).
- Larghezza/Lunghezza al galleggiamento: larghezza/lunghezza dello scafo misurato sulla linea di galleggiamento.
- Larghezza/Lunghezza fuori tutto: larghezza/lunghezza della nave misurata agli estremi (comprese appendici varie).
- Bordo libero: distanza tra la linea di galleggiamento e il ponte stagno più alto.
- Sinistra o Babordo: la parte sinistra dello scafo.
- Dritta o Tribordo: la parte destra dello scafo.
- Specchio di poppa: la parte posteriore dello scafo.
- Rollio: Rotazione lungo l'asse longitudinale (la nave si inclina versa sinistra o dritta).
- Beccheggio: Rotazione lungo l'asse trasversale (la punta della nave si alza o si abbassa).
- Imbardata: Rotazione involontaria lungo l'asse verticale (la punta della nave si muove in senso orario o antiorario).
- Accostata: Rotazione volontaria lungo l'asse verticale (la punta della nave si muove in senso orario o antiorario).
- Sezione maestra: La sezione dello scafo dove la sua larghezza è maggiore.
- Mascone: La parte della nave a pruavia della sezione maestra.
- Giardinetto: La parte della nave a poppavia della sezione maestra.
- Stazza: Volume interno di una imbarcazione. Si misura in tonnellate di stazza1 pari a 2,832m3.
- Stazza lorda (TSL): volume di tutti i locali chiusi o chiudibili.
- Stazza netta: volume dei soli locali utilizzabili per il carico (es: escluso cabine).
- Dislocamento: è il peso dell'imbarcazione. Per il Principio di Archimede è pari al peso del volume d'acqua spostata. Si misura in tonnellate di peso e si ottiene moltiplicando il volume della carena per il peso specifico del fluido in cui è immersa (1,026T/3).
- Portata: differenza tra dislocamento dell'imbarcazione a pieno carico e dislocamento dell'imbarcazione vuota: è la capacità di carico di una imbarcazione.
- Occhio di Cubìa: il foro sullo scafo, verso prua, da cui passa la catena dell'ancora.
- Battagliola: il complesso che forma la ringhiera sulla coperta. È formata da:
- Candelieri: le aste verticali;
- Draglie: le cime (non le ringhiere in metallo) che attraversano i candelieri;
- Pulpito di prua/poppa: le parti terminali della battagliola (è comune vere due pulpiti di poppa).
- Gavone: lo spazio a prua o poppa della barca, delimitati da paratie.
- Osteriggio o Boccaporto: aperture sui ponti delle navi. A differenza degli oblò sono pensati per il passaggio di persone. Solitamente sono orizzontali.
- Oblò: aperture sulle murate delle navi.
Nomenclatura e costruzioni di uno scafo di legno
- La base dello scafo è la chiglia, che percorre l'asse longitudinale della nave.
- La curva a pruavia è detta ruota di prua.
- La parte alta a prua è detta dritto di prua.
- L'appendice a poppa è detta calcagnolo (vi si può poggiare il timone).
- La parte dritta a poppa è detta dritto di poppa. Può essere rinforzata da una controdritto.
- Dalla chiglia dipartono diverse ordinate o costole. Ognuna è composta da:
- Madiere, fissato alla chiglia;
- Staminale o ginocchio, dà la curvatura allo scafo;
- Scalmo, si prolunga verso l'alto.
- Sopra le ordinate è posto il paramezzale.
- Controchiglia (sulla parte bassa della chiglia) e il Controparamezzale (sulla parte alta del paramezzale) fanno da rinforzo.
- Il pagliolo è la parte calpestabile sotto coperta.
- Lo spazio tra il pagliolo e il fondo della barca è detto sentina.
- Tra i madieri sono praticati dei fori detti bisce che evitano che l'acqua si stagni in sentina.
- Gli scalmi delle costole sono mantenuti in posizione dalle serrette, che attraversano i fianchi della nave internamente in senso longitudinale.
- Le murate (o fiancate) opposte dello scafo sono unite dai bagli.
- I bagli non sono dritti, ma sono rialzati al centro dello scafo. L'insellamento formato è detto bolzone.
- I bagli possono essere sostenuti dai braccioli, che fanno angolo con le costole.
- Ogni baglio è sostenuto al centro dal puntale, che poggia sul (contro)paramezzale.
- Sui bagli sono fissate le assi che formano la coperta.
- Lo strato esterno dello scafo è formato dal fasciame.
- Il primo corso esterno del fasciamo di coperta è detto trincarino*.
- Il fasciame è collegato alla chiglia da un componente rastremata detta torello.
- Nella parte alta dello scafo il fasciame è rinforzato a formare la falchetta. Su altre navi la falchetta è il bordo (solitamente in legno) su cui è possibile puntellare i piedi.
- La parte superiore della falchetta su cui è possibile poggiare le mani è detto orlo
- A livello della coperta, sul fasciame ci sono delle aperture dette ombrinali
- Delle paratie possono creare dei compartimenti stagni. Tipicamente vengono isolate prua e poppa della nave, che sono più soggette a collisioni.
- Il cavallino è l'insellamento della coperta longitudinalmente. Può essere:
- cavallino neutro: lo scafo è dritto;
- cavallino negativo: lo scafo è più basso verso il centro della barca;
- cavallino rovescio: lo scafo è più alto verso il centro della barca.
Il timone
- La pala produce il movimento della barca nel fluido in movimento.
- Verso l'altro si rastrema formando la spalla.
- La spalla si congiunge in alto alla barra usata per comandare il timone.
- La giunzione tra spalle e barra è detta testa.
- Dalla testa passa l'asse di rotazione del timone. È sottoposto a notevole sforzo
e quindi solitamente è rinforzato all'interno:
- Se la pala si sviluppa a poppavia dell'asse, si parla di timone semplice;
- Richiede maggiore sforzo.
- Se la pala si sviluppa per un 10% anche a pruavia dell'asse si parla di timone semi-compensato;
- Se la pala si sviluppa per un 30% anche a pruavia dell'asse si parla di timone compensato;
- Ipoteticamente, un timone con l'asse di rotazione al centro della pala è più leggero da maneggiare, ma in caso di rottura della barra non si raddrizzerebbe automaticamente.
- Se la pala si sviluppa a poppavia dell'asse, si parla di timone semplice;
- Il timone si fissa allo scafo tramite gli agugliotti, inseriti nelle femminelle.
- Il sistema di cavi e carrucole che demoltiplica e trasmette la rotazione del timone alla barra del rimone è detto agghiaccio.
- A seconda di come influisce sulla linea della chiglia, il timone è detto:
- sospeso: se l'asse passa attraverso un alloggiamento stagno nello scafo detto losca;
- continuo alla chiglia: se appare come proseguimento della chiglia;
- applicato: se fissato alla specchio di poppa tramite agugliotti e femminelli;
- con skeg: se parzialmente protetto da un prolungamento della chiglia detto skeg.
Il timone non funziona in assenza di flusso e per un rendimento ottimale occorre non superare i 30°/40° di inclinazione (oltre i quali funge da freno idrodinamico).
Approfondimento:
1 È una misura di volume, e non di peso. L'errore sul nome viene da una traduzione errata dal francese tonneaux (barili).